Questa sera mi va di sfogare..
Dopo aver fatto un po di quello che sarebbe potuto essere autolesionismo, masochismo cercando sindromi allucinanti su internet cosciente che certe volte mi fisso troppo sulle cose..analizzo un pò la mia giornata!
Al solito anche oggi non è che sia stato alla perfezione...
Ho toccato due pensieri, mi sono fissato su due cose e via con un minimo di preoccupazioni, giusto quelle essenziali...
Paura, paura, paura di non farcela..paura di ,cadere nelle stesse preoccupazioni ovunque, anche al lavoro e quindi di non potermi godere tutto ciò che mi circonda! Paura di preoccuparmi nuovamente di queste cazzo di preoccupazioni anche quando non cen'è bisogno, praticamente sempre.
Paura di non riuscire a liberarmi dell'abitudine di chiedermi se sono stato sereno, spensierato..
Ogni mio pensiero è un pensiero, è una paura portata e acquisita in un momento di debolezza. In un momento in cui non conoscevo le mie reazioni e di conseguenza tutto era nuovo ed ha avuto il tempo bene o male di affermarsi!
E' inutile preoccuparsi adesso, perche tutto avrebbe effetto negativo e lo dice la scienza stessa parlando apertamente delle cure, dell'essenzialità dell'assistenza di SPECIALISTI, quando in realtà se pò ffa!
Certo porca miseria non è facile...perche in qualsiasi momento devi essere pronto davanti a qualsiasi pensiero pessimistico di rimpiazzare LA CERTEZZA: "Stai pensando inutilmente, ti stai segando la mente inutilmente, non ti va di fare una cosa e ti piangi addosso inutilmente, quando in realtà potresti farla e sforzarti di non pensare.
Certo che non è facile, effettivamente in uno stato di stress e malessere mentale, quando sei giù e vedi un po tutto grigio non è facile rendersi conto che la soluzione del problemaè davanti gli occhi, REAGIRE! Inizi ad avere paura di non riuscire in tutto quello che pensi...
E se poi, e se dopo quello, e se non sono...IN REALTA SEI QUELLO CHE SEI SEMPRE STATO, babbiusu e babbiuni!
Ed è normalissimo che quando riuscirai a liberarti di determinate cose la tua mente si focalizzerà su altri tipi di tarli, che passano in secondo piano soltanto perchè sodomizzati...
Se continui a pensarci e a dar veramente peso inizierai a pensare che tutto è un vortice senza fine, perchè non riesci a vedere la luce da solo o se fissi un solo punto! Bisogna far centro, bisogna far centro verso quella metà che sembra lontana ma non lo è...ogni sera ho un grande trampolino di lancio. Magari alla mattina inizierai ad avere gli stessi pensieri, ma la cosa è normale vista l'abitudine ad un morale a metà, mai veramente soddisfatto...Ecco l'importanza di non ascoltare, di non dar peso a quello che senti dai problemi degli altri, a quello che credi sia irrisolvibile perchè in realtà non è cosi. Che paura è quella di non riuscire ad essere all'altezza degli altri in un uscita? Non sei all'altezza degli altri soltanto quando non combatti questo problema e non ti butti...CHE PAURA E' QUELLA DI OFFENDERE LA TUA FEDE O DI NON ESSERE COERENTE CON IL TUO SIGNORE SE AL MOMENTO STAI POCO SERENO, che motivo ha continuare a tormentarti di pensieri e preoccupazioni, se quando starai bene (tra poco) vorrai essere il suo pupillo, suo discepolo? Ma questo lo farai benone quando avrai trovato la serenità...
Che senso ha preoccuparsi del fatto che ad ogni domanda, anche se trovi la risposta c'è un'alternativa negativa che te la smonta! Certo che c'è, ci sono milioni di alternative ed è normale dal momento che ti sei portato a lanciare ognuno di questi pensieri in maniera quasi inconscia!
Non c'è bisogno di pensare e ripensare, di abbattersi per qualcosa che non hai, per qualcosa che non esiste, che mai si realizzerà! Bisogna piuttosto iniziare da adesso a guardare tutto con occhi DETERMINATI, magari non hai ancora la piena forza perchè devi acquisirla a poco a poco, magari ti renderai conto che ci vuole tanta pazienza ma...quanta ne hai avuta?!
MAI MOLLARE, MAI...GLI ALLENAMENTI DI JU JITSU, LE GARE, I DOLORI...QUESTO HA COMUNQUE TEMPRATO LA TUA VITA, ED ANCHE ADESSO IN UN CAMMINO SPIRITUALE
E' UNA CARATTERISTICA CHE DEVE AIUTARTI A PORTARE AVANTI I TUOI OBIETTIVI, INSIEME A FORZE NUOVE SICURAMENTE, MA A CHE SERVE PIANGERSI ADDOSSO. INFONDO NON L'HAI MAI FATTO, PERCHE INIZIARE A FARLO?!
SENSO DI ANGOSCIA, SENSO DI FIACCHEZZA?! NON ABBIAMO BISOGNO DI DIAGNOSI, SAPPIAMO GIA' CHE HAI UNO STATO DEPRESSIVO E...O TI AFFIDI A QUESTA BESTIA E SPROFONDI GIORNO DOPO GIORNO OPPURE TIENI A MENTE CHE LA TUA SALVEZZA E' LA FELICITA', LO SCHERZO, L'ARMONIA..TU SEI QUESTO, SEI LO SCHERZO CONTINUO, SEI LA GIOIA DI VIVERE, SEI L'AMORE, SEI L'INGENUITA', SEI L'ETERNO BAMBINO E QUESTO E' UN PREGIO.
NON AVERE PAURA DI NON ESSERE PIU LO STESSO PERCHE NON E' COSI, DI NON ESSERE RESPONSABILI PERCHE RESPONSABILI CI SI RENDE, LA RESPONSABILITA' CE LA PRENDIAMO, CE LA DIMOSTRIAMO..ANCHE SE GLI ALTRI NON AGISCONO COME NOI!
SIAMO STATI E SIAMO ESEMPIO DI ARMONIA, QUANTE PERSONE GIU' CI SONO. NON SOFFERMARTI A NERVOSISMI, AGISCI, AGISCI, AGISCI E GUARDA SEMPRE LA GIOIA CHE POTREBBE PORTARE OGNI TUA AZIONE. GUARDA LA TUA FORZA DI VOLONTA' IN OGNI TUO GESTO, GUARDA QUANTA FORZA NEL PERSEVERARE NELLA PREGHIERA...IN DIO CHE INFONDO NON CONOSCI PERSONALMENTE, MA CHE SAI CHE C'E' E CHE VUOI AMARE, MAGARI OK...AL MOMENTO TI SENTI DEMOTIVATO, MA C'E' E NE HAI LA PROVA: GIAMPAOLO, MEDJUGORJE...MANDA A FANCULO TUTTO QUELLO CHE VEDI E DI CUI HAI AVUTO PAURA, LA FEDE E' FANTASTICA...
DEVI PARLARE DI TUTTI I TUOI PENSIERI CON CHI CREDI,
NON PREOCCUPARTI DI SENTIRE GLI OCCHI STRANI, LE ORECCHIE STRANE...MI PARE ANCHE NORMALE DATO CHE TI SEI ABITUATO AD UNO STATO DI PREVENZIONE, DI FASTIDIO, NON TI FISSARE.
Focalizza e renditi conto che devi indebolire i pensieri negativi, i pensieri negativi non sono altro che qualcosa che sei portato a pensare dalle tue debolezze...combatti in questo modo. Prega anche tanto, cerca la calma nello spirito, in Dioche paca ogni momento!
Lui la verità, potrebbe mai lasciarti in balìa dei mali del mondo?!
NON TI ABBATTERE, NON STAI FACENDO BUONISMO, NON SEI BUONO CON TE STESSO; STAI FACENDO IL TUO MESTIERE! COMBATTERE, SEMPRE E OVUNQUE...E VINCEREMO!
MAGARI NON SARO' IL PRIMO, MA NON PERDERO' COME GLI ALTRI...
venerdì 25 maggio 2012
giovedì 24 maggio 2012
Si inizia..
Oggi operazione 7.30 ha fallito...
Ma non dermordiamo! Niente Call Center...
All'1 avrò il corso di Formazione che so già sarà due palle ma sarà pur sempre 4Ore di tempo su cui spiattellare il Cervello!
Avendo terminato per le 16 sinceramente vorrei buttarmi in Palestra, andare a scaricare li tutte le tensioni di metà giornata, magari andando a mangiare qualche Km sul Tapis Roulant, buttando a terra un pò di lardo e preparandomi al turno.
Dopo la palestra, come ognuna di queste sere, mi aspetta la Novena allo Spirito Santo. Sinceramente mi va proprio di andare a scatenare le mie ultime forze ad animare la situazione, andare un pò a pregare per cancellare ogni pensiero!
Tra una e l'altra di queste fasi ci sta sicuramente l'intervento di un buon caffè, buono...
Agirò senza pensare a quello che sarà, senza soffermarmi! La giornata è questa, sicuramente non quella di domani ne quella di ieri...un buon trampolino di lancio per renderla migliore di come potrebbe andare!
L'ottimismo è il profumo della vita, ci stamu travagghiannu!
Ma non dermordiamo! Niente Call Center...
All'1 avrò il corso di Formazione che so già sarà due palle ma sarà pur sempre 4Ore di tempo su cui spiattellare il Cervello!
Avendo terminato per le 16 sinceramente vorrei buttarmi in Palestra, andare a scaricare li tutte le tensioni di metà giornata, magari andando a mangiare qualche Km sul Tapis Roulant, buttando a terra un pò di lardo e preparandomi al turno.
Dopo la palestra, come ognuna di queste sere, mi aspetta la Novena allo Spirito Santo. Sinceramente mi va proprio di andare a scatenare le mie ultime forze ad animare la situazione, andare un pò a pregare per cancellare ogni pensiero!
Tra una e l'altra di queste fasi ci sta sicuramente l'intervento di un buon caffè, buono...
Agirò senza pensare a quello che sarà, senza soffermarmi! La giornata è questa, sicuramente non quella di domani ne quella di ieri...un buon trampolino di lancio per renderla migliore di come potrebbe andare!
L'ottimismo è il profumo della vita, ci stamu travagghiannu!
sabato 28 gennaio 2012
Urla sottovoce...
Non c'è sensazione più stressante, e tutto coincide con uno degli eventi più belli che potessi aspettare.
Ho voglia di gridare perche questo nervoso a fior di pelle è spesso proprio insostenibile!
La realtà? Non ho nulla che mi possa veramente affliggere, se non un cervello poco intelligente che decido di attivare male di punto in bianco e subito dopo dato l'input...è finita!
Ansia, depressione?
STRESS, solo uno stato STRESSANTEDISTRESS che in realtà sarebbe capace di distruggermi s in realtà non avessi armi a sufficienza quasi al pari della migliore armata!
Sorseggio thè, in realtà vorrei fare tutto e niente, vorrei veramente rimanere in casa per soli due giorni e rilassarmi, tanto tanto Smooth Jazz in sottofondo, tanto ordine attorno, magari anche una bella atmosfera di calduccio addosso. Certo di quello giusto, per non passare alla sudorazione..
Ecco perchè ho voglia di dormire, perchè il mio letto è il mondo che al momento gestisco nel modo migliore, con calma e pace!
Non per male, ma per una questione di nervosismo represso..è proprio per questo che in questi giorni non mi va di far niente. Cos'è il Relax? Mu "scurdavi"
Ho voglia di gridare perche questo nervoso a fior di pelle è spesso proprio insostenibile!
La realtà? Non ho nulla che mi possa veramente affliggere, se non un cervello poco intelligente che decido di attivare male di punto in bianco e subito dopo dato l'input...è finita!
Ansia, depressione?
STRESS, solo uno stato STRESSANTEDISTRESS che in realtà sarebbe capace di distruggermi s in realtà non avessi armi a sufficienza quasi al pari della migliore armata!
Sorseggio thè, in realtà vorrei fare tutto e niente, vorrei veramente rimanere in casa per soli due giorni e rilassarmi, tanto tanto Smooth Jazz in sottofondo, tanto ordine attorno, magari anche una bella atmosfera di calduccio addosso. Certo di quello giusto, per non passare alla sudorazione..
Ecco perchè ho voglia di dormire, perchè il mio letto è il mondo che al momento gestisco nel modo migliore, con calma e pace!
Non per male, ma per una questione di nervosismo represso..è proprio per questo che in questi giorni non mi va di far niente. Cos'è il Relax? Mu "scurdavi"
mercoledì 29 dicembre 2010
Da grande farò il Distillatore,,,
Già...
continuando di questo passo, giusto ancora per non moltissimo tempo,scommetto sarò in grado di trovare un grammo netto di "dolce" persino nell'erba più amara da cui dio decise di debellare totalmente tale essenza...
Questa si chiama gavetta...
Stillare il meglio dal povero.
Maledetto io e le mie parole, sempre...
continuando di questo passo, giusto ancora per non moltissimo tempo,scommetto sarò in grado di trovare un grammo netto di "dolce" persino nell'erba più amara da cui dio decise di debellare totalmente tale essenza...
Questa si chiama gavetta...
Stillare il meglio dal povero.
Maledetto io e le mie parole, sempre...
sabato 25 dicembre 2010
In un Momento - Dino Campana
In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Perché io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose.
"Dino Campana a Sibilla Aleramo, 1917"
E’ tutta compresa fra "queste" due poesie, presenti nel tumultuoso carteggio, l’intensa, appassionata, difficile storia d’amore e di tormento, intrecciata alla follia, vissuta senza risparmio di emozioni, fra gioie e dolori, botte ed insulti, separazioni e riappacificazioni, dal 1916 al 1918, dai due poeti, Dino Campana, il poeta maudit, e Sibilla Aleramo: lui aveva 31 anni, lei 40.
Dino Campana era nato a Marradi, presso Faenza, il 20 agosto del 1885, da una famiglia d'estrazione piccolo borghese. Dopo il liceo, terminato faticosamente, si iscrisse alla facoltà di chimica dell’Università di Bologna, ma, come più tardi dichiarò, non comprese mai nulla dell’astruso formulario scientifico. E fu proprio a Bologna che uno psichiatra, per i sintomi palesati, definiti “nevrastenia” dallo stesso poeta, gli diagnosticò “una forma psichica a base di esaltazione”, per la quale prescriveva riposo intellettuale, isolamento affettivo e morale e l’uso di bromuro, e che il poeta venne ripetutamente internato in manicomio.
Manifestazione del suo disagio era soprattutto l’irrequietezza, che lo portava spesso a viaggiare come un nomade, incapace di collocarsi in un luogo preciso e di relazionarsi socialmente in modo stabile; per questo fu in Argentina, in Ucraina, e poi girovago per l’Italia, esercitando i mestieri più disparati, come il pianista, il poliziotto, il pompiere, il fabbro, l’operaio, economicamente sostenuto anche dalla famiglia.
La sua attività poetica iniziò nel 1912, con una pubblicazione sul “Papiro”, ma è del 1913 l’episodio inquietante dello smarrimento del manoscritto dei suoi “Canti orfici”, affidato a Papini e Soffici, che Campana, dopo un momento iniziale di rabbia feroce, riscrisse a memoria e pubblicò poi a proprie spese nel 1914.
Nell’estate del 1916 esplose la passione per Sibilla Aleramo, trasformatasi poi da “un viaggio chiamato amore” in vero e proprio calvario.
Sibilla Aleramo, pseudonimo di Rina Faccio, era nata il 14 agosto del 1876 ad Alessandria. La sua vita era stata segnata dal tentativo di suicidio della madre e dalla violenza sessuale subita a 16 anni, che l’aveva costretta a sposare il suo seduttore, sopportando un matrimonio impossibile al quale aveva trovato scampo abbandonando il tetto coniugale ed il figlio, che mai più riuscì ad avere in custodia.
Quando conobbe Dino Campana, Sibilla, socialmente impegnata e già famosa per aver pubblicato il romanzo autobiografico “Una donna”, in cui definiva oppressiva e frustrante l’istituzione matrimoniale, era considerata la donna più bella d’Italia.
Ammirata e corteggiata, libera, ardimentosa e lontana dalle convenzioni, spesso era lei a prendere l’iniziativa con gli uomini dai quali era attratta, in perenne bisogno d’amore, derivatole, per sua stessa ammissione, "in parte da mia madre e in parte dalla perpetua nostalgia di mio figlio", forse innamorata dell’idea stessa dell’amore, aveva avuto già molte storie con letterati ed intellettuali.
La prima volta che le scrisse, attratto dalla donna, e lusingato dal fatto che una scrittrice famosa s’interessasse a lui, un solitario e squattrinato dalla vita simile a quella d’un barbone, e che fino ad allora aveva avuto solo la compagnia di donne di malaffare, Dino le disse: “Non mi parli del suo impegno sociale, non mi racconti del socialismo. Mi interessa lei. La passione e niente altro, tutto il resto è fuori, tutto il resto viene dopo, non importa quando.
Vogliamo intanto vederci per un giorno a Marradi? Se non v’annoia troppo, se non siete troppo lontano. Io potrei venire, mettiamo, mercoledì o giovedì, col primo treno (8,55) e voi dirmi dove m’aspettereste. Credo che ci si riconoscerebbe facilmente. Mi racconterete a voce quali altri tic bisogna perdonarvi, oltre a quelli che bisogna ignorare".. Affascinata dalle prime lettere scambiate con lui, Sibilla andò da Dino, da “Cloche”, come talvolta amava firmarsi.
Lei era bellissima, con il volto ovale, i capelli biondi, la bocca sensuale; lui aveva i capelli tra il biondo e il rosso, la pelle rosea, i baffi spioventi su labbra carnose, gli occhi cangianti: la scintilla scoccò all’istante e immediata fu tra loro anche la passione fisica.
La vicenda d’amore si snodò fra alti e bassi, fra la fitta corrispondenza, i silenzi di lui, gli allontanamenti ora dell’uno ora dell’altro, le liti, le riappacificazioni, il peggioramento dei disturbi nervosi, le suppliche di entrambi per una riconciliazione, gli arresti di Dino continuamente scambiato per un tedesco, fino all’ultimo fermo, quello che lo condusse nel manicomio di San Salvi.
Fu Sibilla a troncare la relazione con Dino, romantico, fragile, ma anche violento, geloso del passato che lei non gli nascondeva, e instabile (nella stessa giornata scriveva “Cara signora, spero che lei abbia capito che tra noi è finita” e poi, tre ore dopo, "Amore mio, mi manchi, ti prego, vieni da me”) e pervaso da una carica autodistruttiva alla quale lei, ansiosa di vivere, non volle mai piegarsi.
Dino Campana era nato a Marradi, presso Faenza, il 20 agosto del 1885, da una famiglia d'estrazione piccolo borghese. Dopo il liceo, terminato faticosamente, si iscrisse alla facoltà di chimica dell’Università di Bologna, ma, come più tardi dichiarò, non comprese mai nulla dell’astruso formulario scientifico. E fu proprio a Bologna che uno psichiatra, per i sintomi palesati, definiti “nevrastenia” dallo stesso poeta, gli diagnosticò “una forma psichica a base di esaltazione”, per la quale prescriveva riposo intellettuale, isolamento affettivo e morale e l’uso di bromuro, e che il poeta venne ripetutamente internato in manicomio.
Manifestazione del suo disagio era soprattutto l’irrequietezza, che lo portava spesso a viaggiare come un nomade, incapace di collocarsi in un luogo preciso e di relazionarsi socialmente in modo stabile; per questo fu in Argentina, in Ucraina, e poi girovago per l’Italia, esercitando i mestieri più disparati, come il pianista, il poliziotto, il pompiere, il fabbro, l’operaio, economicamente sostenuto anche dalla famiglia.
La sua attività poetica iniziò nel 1912, con una pubblicazione sul “Papiro”, ma è del 1913 l’episodio inquietante dello smarrimento del manoscritto dei suoi “Canti orfici”, affidato a Papini e Soffici, che Campana, dopo un momento iniziale di rabbia feroce, riscrisse a memoria e pubblicò poi a proprie spese nel 1914.
Nell’estate del 1916 esplose la passione per Sibilla Aleramo, trasformatasi poi da “un viaggio chiamato amore” in vero e proprio calvario.
Sibilla Aleramo, pseudonimo di Rina Faccio, era nata il 14 agosto del 1876 ad Alessandria. La sua vita era stata segnata dal tentativo di suicidio della madre e dalla violenza sessuale subita a 16 anni, che l’aveva costretta a sposare il suo seduttore, sopportando un matrimonio impossibile al quale aveva trovato scampo abbandonando il tetto coniugale ed il figlio, che mai più riuscì ad avere in custodia.
Quando conobbe Dino Campana, Sibilla, socialmente impegnata e già famosa per aver pubblicato il romanzo autobiografico “Una donna”, in cui definiva oppressiva e frustrante l’istituzione matrimoniale, era considerata la donna più bella d’Italia.
Ammirata e corteggiata, libera, ardimentosa e lontana dalle convenzioni, spesso era lei a prendere l’iniziativa con gli uomini dai quali era attratta, in perenne bisogno d’amore, derivatole, per sua stessa ammissione, "in parte da mia madre e in parte dalla perpetua nostalgia di mio figlio", forse innamorata dell’idea stessa dell’amore, aveva avuto già molte storie con letterati ed intellettuali.
La prima volta che le scrisse, attratto dalla donna, e lusingato dal fatto che una scrittrice famosa s’interessasse a lui, un solitario e squattrinato dalla vita simile a quella d’un barbone, e che fino ad allora aveva avuto solo la compagnia di donne di malaffare, Dino le disse: “Non mi parli del suo impegno sociale, non mi racconti del socialismo. Mi interessa lei. La passione e niente altro, tutto il resto è fuori, tutto il resto viene dopo, non importa quando.
Vogliamo intanto vederci per un giorno a Marradi? Se non v’annoia troppo, se non siete troppo lontano. Io potrei venire, mettiamo, mercoledì o giovedì, col primo treno (8,55) e voi dirmi dove m’aspettereste. Credo che ci si riconoscerebbe facilmente. Mi racconterete a voce quali altri tic bisogna perdonarvi, oltre a quelli che bisogna ignorare".. Affascinata dalle prime lettere scambiate con lui, Sibilla andò da Dino, da “Cloche”, come talvolta amava firmarsi.
Lei era bellissima, con il volto ovale, i capelli biondi, la bocca sensuale; lui aveva i capelli tra il biondo e il rosso, la pelle rosea, i baffi spioventi su labbra carnose, gli occhi cangianti: la scintilla scoccò all’istante e immediata fu tra loro anche la passione fisica.
La vicenda d’amore si snodò fra alti e bassi, fra la fitta corrispondenza, i silenzi di lui, gli allontanamenti ora dell’uno ora dell’altro, le liti, le riappacificazioni, il peggioramento dei disturbi nervosi, le suppliche di entrambi per una riconciliazione, gli arresti di Dino continuamente scambiato per un tedesco, fino all’ultimo fermo, quello che lo condusse nel manicomio di San Salvi.
Fu Sibilla a troncare la relazione con Dino, romantico, fragile, ma anche violento, geloso del passato che lei non gli nascondeva, e instabile (nella stessa giornata scriveva “Cara signora, spero che lei abbia capito che tra noi è finita” e poi, tre ore dopo, "Amore mio, mi manchi, ti prego, vieni da me”) e pervaso da una carica autodistruttiva alla quale lei, ansiosa di vivere, non volle mai piegarsi.
Rose calpestava nel suo delirio
E il corpo bianco che amava.
Ad ogni lividura più mi prostravo,
oh singhiozzo, invano, oh creatura!
Rose calpestava, s’abbatteva il pugno,
e folle lo sputo su la fronte che adorava.
Feroce il suo male più di tutto il mio martirio.
Ma, or che son fuggita, ch’io muoia del suo male.
S. Aleramo
Fu davanti al cancello del manicomio che terminò definitivamente il doloroso viaggio chiamato amore.
Scrisse Sibilla: “L’ho riveduto così, dopo nove mesi, attraverso una doppia grata a maglia. Non ero mai entrata in una prigione. E’ stato un colloquio di mezz’ora, i carcerieri avevan quasi l’aria di patire sentendo lui singhiozzare e vedendo me irrigidita”.Scrisse Dino: "Mi lasci qua nelle mani dei cani senza una parola e sai quanto ti sarei grato. Altre parole non trovo. Non ho più lagrime. Perché togliermi anche l’illusione che una volta tu mi abbia amato è l’ultimo male che mi puoi fare”.
Sibilla era stata il primo ed unico amore di Dino, ma anche lei lo aveva molto amato; su quell'amore la scrittrice non riuscì mai a scrivere un solo rigo, tanto grandi erano state le emozioni fra loro, e la testimonianza di quella passione restò affidata tutta al carteggio.
Dino Campana morì il 1° marzo del 1932 nell’Ospedale psichiatrico di Castel Pulci, dov’ era stato internato 15 anni prima, a quarantasette anni, probabilmente per setticemia causata dal ferimento con un filo spinato durante un tentativo di fuga; Sibilla Aleramo morì a Roma il 13 gennaio del 1960, scrivendo ed amando fino alla fine dei suoi giorni.
Scrisse Sibilla: “L’ho riveduto così, dopo nove mesi, attraverso una doppia grata a maglia. Non ero mai entrata in una prigione. E’ stato un colloquio di mezz’ora, i carcerieri avevan quasi l’aria di patire sentendo lui singhiozzare e vedendo me irrigidita”.Scrisse Dino: "Mi lasci qua nelle mani dei cani senza una parola e sai quanto ti sarei grato. Altre parole non trovo. Non ho più lagrime. Perché togliermi anche l’illusione che una volta tu mi abbia amato è l’ultimo male che mi puoi fare”.
Sibilla era stata il primo ed unico amore di Dino, ma anche lei lo aveva molto amato; su quell'amore la scrittrice non riuscì mai a scrivere un solo rigo, tanto grandi erano state le emozioni fra loro, e la testimonianza di quella passione restò affidata tutta al carteggio.
Dino Campana morì il 1° marzo del 1932 nell’Ospedale psichiatrico di Castel Pulci, dov’ era stato internato 15 anni prima, a quarantasette anni, probabilmente per setticemia causata dal ferimento con un filo spinato durante un tentativo di fuga; Sibilla Aleramo morì a Roma il 13 gennaio del 1960, scrivendo ed amando fino alla fine dei suoi giorni.
sabato 18 dicembre 2010
Il Simposio e la teoria platonica dell'Eros
Il Simposio è uno dei più noti dialoghi composti da Platone stesso.La cornice di quest'opera è un banchetto organizzato da Agatone nel 416 a.c. per celebrare la gloriosa vittoria nelle Lenee.
A questo convivio partecipano vari commensali amici di Agatone:
Erissimaco,Pausania,Fedro,Aristofane,Agatone,Socrate e Alcibiade.A questo convivio partecipano vari commensali amici di Agatone:
Glaucone,venuto a conoscenza di questo ritrovo,chiede all'amico Apollodoro,sebbene anch'esso non presente, di riferirgli il racconto offertogli da Agatone.
Apollodoro allora comincia con il suo racconto..
Erissimaco,terminata la cena,invita tutti i commensali a tenere un elogio di Eros,tessendone le lodi.
Il primo ad intervenire a proposito è Fedro che personifica Eros come il più antico degli dei greci,che incita gli uomini verso la gloria e li porta a provare vergogna per le azioni tetre.
Lo dimostrano i casi di Alcesti che si sacrifica per il marito Admeto e riceve così la grazia di poter rivivere,o il caso di Achille che muore glorioso per l'amico Patroclo e conquista l'immortalità nell'isola dei beati.
Pausania interviene per secondo,per lui esistono due tipi di amore,così come esistono due Afroditi:un'Afrodite celeste,ovvero l'amore spirituale e un'Afrodite Pandemia che corrisponde all'amore volgare.
L'amore celeste trascende quello corporale,spinge l'amante ad amare in maniera spirituale,con nobiltà d'animo.
L'amore volgare invece porta gli individui ad amare la sostanza,cioè il corpo e provoca la perdizione attraverso la soddisfazione dei sensi.
Il terzo ad intervenire è Erissimaco che si trova d'accordo con le idee di Pausania,anche lui infatti distingue due tipi di amore,partendo dal presupposto che tutti hanno un'anima (compresi animali,piante..)e in tutti si manifestano i diversi tipi di amore,che può portare tristezza e disordine o gioia e pace.
Essendo lui medico nel suo discorso vi sono molte nozioni mediche.
Poi prende la parola Aristofane,che era stato colto da un improvviso attacco di singhiozzo.
Narra una storia paradossale:secondo lui nell'antichità gli uomini erano di tre sessi,maschile,femminile e androgino.
Questi esseri viventi convivevano insieme e presentavano questi caratteri,avevano quattro braccia e gambe e avevano due organi riproduttori.
Erano talmente potenti che vollero,per gloria,scalare il cielo per giungere sino agli Dei.
Zeus,temendo la loro potenza,li divise,dall'androgino nacquero maschi e femmine che vagano alla ricerca dell'anima gemella con l'amore eterosessuale,mentre i maschi e le femmine derivati da altri maschi e femmine vagano alla ricerca dell'amore omosessuale.
Agatone fu il quinto ad intervenire e definisce inizialmente Amore per le sue qualità estetiche:Amore è il più bello e beato tra gli Dei,il più gentile e sapiente,con la sua nascita ha generato amore e discordia e ha trasmesso queste sue virtù a tutti.
E' inoltre il più felice degli Dei poiché conserva la virtù della temperanza.
Il sesto a parlare è Socrate che si differenzia subito dagli altri commensali poiché non sostiene i loro discorsi.
Socrate riformula i suoi pensieri su un piano ontologico,Amore non può essere definito con caratteristiche precise ma è necessario domandarsi innanzitutto cosa sia Amore e quale sia la sua vera essenza.
Socrate riporta un discorso di Diotima di Mantinea.
Per lei Eros fu procreato da Penia e Poros,ovvero abbondanza e povertà,durante una festa,hanno generato quindi un individuo che custodisce in sé qualità positive ma anche negative,bellezza e non,bontà e cattiveria,mortalità e immortalità.
Il vero Eros è custodito nell'amante,non in colui che è amato,come pensava lo stesso Socrate,poiché chi ama è completo,trova nell'anima gemella la felicità con cui unirsi e poter ambire a qualità diverse da coloro che aspirano a riprodursi attraverso il corpo.
Eros è il continuo desiderio di possedere ciò che non si ha,ovvero la brama del Bene e dell'immortalità.
Per gli esseri umani l'immortalità si ottiene procreando e generando nuove stirpi,ma la verità sta nell'idea del bello in sé,come forma in cui partecipano tutte le altre cose belle.
Poi segue un itinerario iniziatico dei vari modi per intendere l'Eros:
-la prima fase è l'amore per il corpo
-le realtà sensibili partecipano all'unica idea di bellezza assoluta,ovvero un individuo percepisce che la bellezza racchiusa in un corpo è uguale in tutti gli altri corpi.
-la bellezza dell'anima è superiore a quella del corpo,questo ideale viene trovato anche nelle leggi e nelle istituzioni.
-come ultimo passaggio vi è il distacco tra realtà terrene e sensibili e il bello viene visto come bello in sé,non nasce e non muore e vi partecipano tutte le cose belle.
Per ultimo interviene Alcibiade,che arriva al termine del banchetto,dopo aver bevuto troppo.
Egli decide di tessere le lodi dell'amore in Socrate,paragonandolo ad un essere ibrido,un sileno,cioè una statuetta che vuota che può contenere delle immagini di divinità.
Alcibiade definisce Socrate un incantatore poiché con i suoi saggi discorsi riesce ad ammaliare qualsiasi ascoltatore;lo definisce anche arrogante poiché non si è mai lasciato sedurre da lui ma ha non è mai ceduto in tentazione.
Lo definisce inoltre abile guerriero audace e esprime tutto il suo interesse ad essere sedotto da lui per poter conoscere ed usufruire della sua somma sapienza.
Alla fine fa irruzione una folla di ubriachi che interrompono il banchetto,molti commensali se ne vanno e rimangono solamente Agatone,Aristofane e Socrate che continuano i loro discorsi.
Agatone e Aristofane si addormentano mentre Socrate solo la sera torna a casa a riposare.
Platone in questo dialogo esprime tutto il suo pensiero sull'Eros,soprattutto attraverso Socrate,suo discepolo,riesce ad esprimere le sue varie considerazioni.
Anche per lui Amore nasce da Penia e Poros che hanno generato un individuo di molteplici principi,esso può aspirare alla continua ricerca della verità assoluta(abbondanza) o all'ignoranza perpetua(povertà).
Questo gli provoca un continuo tormento poiché lo divide in due.
L'uomo si trova quindi schiavo di una natura molteplice,a metà tra il mondo sensibile,che lo avvicina alla morte e al non essere e il mondo dell'Iperuranio,dove è custodita la vera natura dell'essere e dell'immortalità.
"L'Amore è il desiderio di possedere il Bene per sempre."
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