Già...
continuando di questo passo, giusto ancora per non moltissimo tempo,scommetto sarò in grado di trovare un grammo netto di "dolce" persino nell'erba più amara da cui dio decise di debellare totalmente tale essenza...
Questa si chiama gavetta...
Stillare il meglio dal povero.
Maledetto io e le mie parole, sempre...
mercoledì 29 dicembre 2010
sabato 25 dicembre 2010
In un Momento - Dino Campana
In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Perché io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose.
"Dino Campana a Sibilla Aleramo, 1917"
E’ tutta compresa fra "queste" due poesie, presenti nel tumultuoso carteggio, l’intensa, appassionata, difficile storia d’amore e di tormento, intrecciata alla follia, vissuta senza risparmio di emozioni, fra gioie e dolori, botte ed insulti, separazioni e riappacificazioni, dal 1916 al 1918, dai due poeti, Dino Campana, il poeta maudit, e Sibilla Aleramo: lui aveva 31 anni, lei 40.
Dino Campana era nato a Marradi, presso Faenza, il 20 agosto del 1885, da una famiglia d'estrazione piccolo borghese. Dopo il liceo, terminato faticosamente, si iscrisse alla facoltà di chimica dell’Università di Bologna, ma, come più tardi dichiarò, non comprese mai nulla dell’astruso formulario scientifico. E fu proprio a Bologna che uno psichiatra, per i sintomi palesati, definiti “nevrastenia” dallo stesso poeta, gli diagnosticò “una forma psichica a base di esaltazione”, per la quale prescriveva riposo intellettuale, isolamento affettivo e morale e l’uso di bromuro, e che il poeta venne ripetutamente internato in manicomio.
Manifestazione del suo disagio era soprattutto l’irrequietezza, che lo portava spesso a viaggiare come un nomade, incapace di collocarsi in un luogo preciso e di relazionarsi socialmente in modo stabile; per questo fu in Argentina, in Ucraina, e poi girovago per l’Italia, esercitando i mestieri più disparati, come il pianista, il poliziotto, il pompiere, il fabbro, l’operaio, economicamente sostenuto anche dalla famiglia.
La sua attività poetica iniziò nel 1912, con una pubblicazione sul “Papiro”, ma è del 1913 l’episodio inquietante dello smarrimento del manoscritto dei suoi “Canti orfici”, affidato a Papini e Soffici, che Campana, dopo un momento iniziale di rabbia feroce, riscrisse a memoria e pubblicò poi a proprie spese nel 1914.
Nell’estate del 1916 esplose la passione per Sibilla Aleramo, trasformatasi poi da “un viaggio chiamato amore” in vero e proprio calvario.
Sibilla Aleramo, pseudonimo di Rina Faccio, era nata il 14 agosto del 1876 ad Alessandria. La sua vita era stata segnata dal tentativo di suicidio della madre e dalla violenza sessuale subita a 16 anni, che l’aveva costretta a sposare il suo seduttore, sopportando un matrimonio impossibile al quale aveva trovato scampo abbandonando il tetto coniugale ed il figlio, che mai più riuscì ad avere in custodia.
Quando conobbe Dino Campana, Sibilla, socialmente impegnata e già famosa per aver pubblicato il romanzo autobiografico “Una donna”, in cui definiva oppressiva e frustrante l’istituzione matrimoniale, era considerata la donna più bella d’Italia.
Ammirata e corteggiata, libera, ardimentosa e lontana dalle convenzioni, spesso era lei a prendere l’iniziativa con gli uomini dai quali era attratta, in perenne bisogno d’amore, derivatole, per sua stessa ammissione, "in parte da mia madre e in parte dalla perpetua nostalgia di mio figlio", forse innamorata dell’idea stessa dell’amore, aveva avuto già molte storie con letterati ed intellettuali.
La prima volta che le scrisse, attratto dalla donna, e lusingato dal fatto che una scrittrice famosa s’interessasse a lui, un solitario e squattrinato dalla vita simile a quella d’un barbone, e che fino ad allora aveva avuto solo la compagnia di donne di malaffare, Dino le disse: “Non mi parli del suo impegno sociale, non mi racconti del socialismo. Mi interessa lei. La passione e niente altro, tutto il resto è fuori, tutto il resto viene dopo, non importa quando.
Vogliamo intanto vederci per un giorno a Marradi? Se non v’annoia troppo, se non siete troppo lontano. Io potrei venire, mettiamo, mercoledì o giovedì, col primo treno (8,55) e voi dirmi dove m’aspettereste. Credo che ci si riconoscerebbe facilmente. Mi racconterete a voce quali altri tic bisogna perdonarvi, oltre a quelli che bisogna ignorare".. Affascinata dalle prime lettere scambiate con lui, Sibilla andò da Dino, da “Cloche”, come talvolta amava firmarsi.
Lei era bellissima, con il volto ovale, i capelli biondi, la bocca sensuale; lui aveva i capelli tra il biondo e il rosso, la pelle rosea, i baffi spioventi su labbra carnose, gli occhi cangianti: la scintilla scoccò all’istante e immediata fu tra loro anche la passione fisica.
La vicenda d’amore si snodò fra alti e bassi, fra la fitta corrispondenza, i silenzi di lui, gli allontanamenti ora dell’uno ora dell’altro, le liti, le riappacificazioni, il peggioramento dei disturbi nervosi, le suppliche di entrambi per una riconciliazione, gli arresti di Dino continuamente scambiato per un tedesco, fino all’ultimo fermo, quello che lo condusse nel manicomio di San Salvi.
Fu Sibilla a troncare la relazione con Dino, romantico, fragile, ma anche violento, geloso del passato che lei non gli nascondeva, e instabile (nella stessa giornata scriveva “Cara signora, spero che lei abbia capito che tra noi è finita” e poi, tre ore dopo, "Amore mio, mi manchi, ti prego, vieni da me”) e pervaso da una carica autodistruttiva alla quale lei, ansiosa di vivere, non volle mai piegarsi.
Dino Campana era nato a Marradi, presso Faenza, il 20 agosto del 1885, da una famiglia d'estrazione piccolo borghese. Dopo il liceo, terminato faticosamente, si iscrisse alla facoltà di chimica dell’Università di Bologna, ma, come più tardi dichiarò, non comprese mai nulla dell’astruso formulario scientifico. E fu proprio a Bologna che uno psichiatra, per i sintomi palesati, definiti “nevrastenia” dallo stesso poeta, gli diagnosticò “una forma psichica a base di esaltazione”, per la quale prescriveva riposo intellettuale, isolamento affettivo e morale e l’uso di bromuro, e che il poeta venne ripetutamente internato in manicomio.
Manifestazione del suo disagio era soprattutto l’irrequietezza, che lo portava spesso a viaggiare come un nomade, incapace di collocarsi in un luogo preciso e di relazionarsi socialmente in modo stabile; per questo fu in Argentina, in Ucraina, e poi girovago per l’Italia, esercitando i mestieri più disparati, come il pianista, il poliziotto, il pompiere, il fabbro, l’operaio, economicamente sostenuto anche dalla famiglia.
La sua attività poetica iniziò nel 1912, con una pubblicazione sul “Papiro”, ma è del 1913 l’episodio inquietante dello smarrimento del manoscritto dei suoi “Canti orfici”, affidato a Papini e Soffici, che Campana, dopo un momento iniziale di rabbia feroce, riscrisse a memoria e pubblicò poi a proprie spese nel 1914.
Nell’estate del 1916 esplose la passione per Sibilla Aleramo, trasformatasi poi da “un viaggio chiamato amore” in vero e proprio calvario.
Sibilla Aleramo, pseudonimo di Rina Faccio, era nata il 14 agosto del 1876 ad Alessandria. La sua vita era stata segnata dal tentativo di suicidio della madre e dalla violenza sessuale subita a 16 anni, che l’aveva costretta a sposare il suo seduttore, sopportando un matrimonio impossibile al quale aveva trovato scampo abbandonando il tetto coniugale ed il figlio, che mai più riuscì ad avere in custodia.
Quando conobbe Dino Campana, Sibilla, socialmente impegnata e già famosa per aver pubblicato il romanzo autobiografico “Una donna”, in cui definiva oppressiva e frustrante l’istituzione matrimoniale, era considerata la donna più bella d’Italia.
Ammirata e corteggiata, libera, ardimentosa e lontana dalle convenzioni, spesso era lei a prendere l’iniziativa con gli uomini dai quali era attratta, in perenne bisogno d’amore, derivatole, per sua stessa ammissione, "in parte da mia madre e in parte dalla perpetua nostalgia di mio figlio", forse innamorata dell’idea stessa dell’amore, aveva avuto già molte storie con letterati ed intellettuali.
La prima volta che le scrisse, attratto dalla donna, e lusingato dal fatto che una scrittrice famosa s’interessasse a lui, un solitario e squattrinato dalla vita simile a quella d’un barbone, e che fino ad allora aveva avuto solo la compagnia di donne di malaffare, Dino le disse: “Non mi parli del suo impegno sociale, non mi racconti del socialismo. Mi interessa lei. La passione e niente altro, tutto il resto è fuori, tutto il resto viene dopo, non importa quando.
Vogliamo intanto vederci per un giorno a Marradi? Se non v’annoia troppo, se non siete troppo lontano. Io potrei venire, mettiamo, mercoledì o giovedì, col primo treno (8,55) e voi dirmi dove m’aspettereste. Credo che ci si riconoscerebbe facilmente. Mi racconterete a voce quali altri tic bisogna perdonarvi, oltre a quelli che bisogna ignorare".. Affascinata dalle prime lettere scambiate con lui, Sibilla andò da Dino, da “Cloche”, come talvolta amava firmarsi.
Lei era bellissima, con il volto ovale, i capelli biondi, la bocca sensuale; lui aveva i capelli tra il biondo e il rosso, la pelle rosea, i baffi spioventi su labbra carnose, gli occhi cangianti: la scintilla scoccò all’istante e immediata fu tra loro anche la passione fisica.
La vicenda d’amore si snodò fra alti e bassi, fra la fitta corrispondenza, i silenzi di lui, gli allontanamenti ora dell’uno ora dell’altro, le liti, le riappacificazioni, il peggioramento dei disturbi nervosi, le suppliche di entrambi per una riconciliazione, gli arresti di Dino continuamente scambiato per un tedesco, fino all’ultimo fermo, quello che lo condusse nel manicomio di San Salvi.
Fu Sibilla a troncare la relazione con Dino, romantico, fragile, ma anche violento, geloso del passato che lei non gli nascondeva, e instabile (nella stessa giornata scriveva “Cara signora, spero che lei abbia capito che tra noi è finita” e poi, tre ore dopo, "Amore mio, mi manchi, ti prego, vieni da me”) e pervaso da una carica autodistruttiva alla quale lei, ansiosa di vivere, non volle mai piegarsi.
Rose calpestava nel suo delirio
E il corpo bianco che amava.
Ad ogni lividura più mi prostravo,
oh singhiozzo, invano, oh creatura!
Rose calpestava, s’abbatteva il pugno,
e folle lo sputo su la fronte che adorava.
Feroce il suo male più di tutto il mio martirio.
Ma, or che son fuggita, ch’io muoia del suo male.
S. Aleramo
Fu davanti al cancello del manicomio che terminò definitivamente il doloroso viaggio chiamato amore.
Scrisse Sibilla: “L’ho riveduto così, dopo nove mesi, attraverso una doppia grata a maglia. Non ero mai entrata in una prigione. E’ stato un colloquio di mezz’ora, i carcerieri avevan quasi l’aria di patire sentendo lui singhiozzare e vedendo me irrigidita”.Scrisse Dino: "Mi lasci qua nelle mani dei cani senza una parola e sai quanto ti sarei grato. Altre parole non trovo. Non ho più lagrime. Perché togliermi anche l’illusione che una volta tu mi abbia amato è l’ultimo male che mi puoi fare”.
Sibilla era stata il primo ed unico amore di Dino, ma anche lei lo aveva molto amato; su quell'amore la scrittrice non riuscì mai a scrivere un solo rigo, tanto grandi erano state le emozioni fra loro, e la testimonianza di quella passione restò affidata tutta al carteggio.
Dino Campana morì il 1° marzo del 1932 nell’Ospedale psichiatrico di Castel Pulci, dov’ era stato internato 15 anni prima, a quarantasette anni, probabilmente per setticemia causata dal ferimento con un filo spinato durante un tentativo di fuga; Sibilla Aleramo morì a Roma il 13 gennaio del 1960, scrivendo ed amando fino alla fine dei suoi giorni.
Scrisse Sibilla: “L’ho riveduto così, dopo nove mesi, attraverso una doppia grata a maglia. Non ero mai entrata in una prigione. E’ stato un colloquio di mezz’ora, i carcerieri avevan quasi l’aria di patire sentendo lui singhiozzare e vedendo me irrigidita”.Scrisse Dino: "Mi lasci qua nelle mani dei cani senza una parola e sai quanto ti sarei grato. Altre parole non trovo. Non ho più lagrime. Perché togliermi anche l’illusione che una volta tu mi abbia amato è l’ultimo male che mi puoi fare”.
Sibilla era stata il primo ed unico amore di Dino, ma anche lei lo aveva molto amato; su quell'amore la scrittrice non riuscì mai a scrivere un solo rigo, tanto grandi erano state le emozioni fra loro, e la testimonianza di quella passione restò affidata tutta al carteggio.
Dino Campana morì il 1° marzo del 1932 nell’Ospedale psichiatrico di Castel Pulci, dov’ era stato internato 15 anni prima, a quarantasette anni, probabilmente per setticemia causata dal ferimento con un filo spinato durante un tentativo di fuga; Sibilla Aleramo morì a Roma il 13 gennaio del 1960, scrivendo ed amando fino alla fine dei suoi giorni.
sabato 18 dicembre 2010
Il Simposio e la teoria platonica dell'Eros
Il Simposio è uno dei più noti dialoghi composti da Platone stesso.La cornice di quest'opera è un banchetto organizzato da Agatone nel 416 a.c. per celebrare la gloriosa vittoria nelle Lenee.
A questo convivio partecipano vari commensali amici di Agatone:
Erissimaco,Pausania,Fedro,Aristofane,Agatone,Socrate e Alcibiade.A questo convivio partecipano vari commensali amici di Agatone:
Glaucone,venuto a conoscenza di questo ritrovo,chiede all'amico Apollodoro,sebbene anch'esso non presente, di riferirgli il racconto offertogli da Agatone.
Apollodoro allora comincia con il suo racconto..
Erissimaco,terminata la cena,invita tutti i commensali a tenere un elogio di Eros,tessendone le lodi.
Il primo ad intervenire a proposito è Fedro che personifica Eros come il più antico degli dei greci,che incita gli uomini verso la gloria e li porta a provare vergogna per le azioni tetre.
Lo dimostrano i casi di Alcesti che si sacrifica per il marito Admeto e riceve così la grazia di poter rivivere,o il caso di Achille che muore glorioso per l'amico Patroclo e conquista l'immortalità nell'isola dei beati.
Pausania interviene per secondo,per lui esistono due tipi di amore,così come esistono due Afroditi:un'Afrodite celeste,ovvero l'amore spirituale e un'Afrodite Pandemia che corrisponde all'amore volgare.
L'amore celeste trascende quello corporale,spinge l'amante ad amare in maniera spirituale,con nobiltà d'animo.
L'amore volgare invece porta gli individui ad amare la sostanza,cioè il corpo e provoca la perdizione attraverso la soddisfazione dei sensi.
Il terzo ad intervenire è Erissimaco che si trova d'accordo con le idee di Pausania,anche lui infatti distingue due tipi di amore,partendo dal presupposto che tutti hanno un'anima (compresi animali,piante..)e in tutti si manifestano i diversi tipi di amore,che può portare tristezza e disordine o gioia e pace.
Essendo lui medico nel suo discorso vi sono molte nozioni mediche.
Poi prende la parola Aristofane,che era stato colto da un improvviso attacco di singhiozzo.
Narra una storia paradossale:secondo lui nell'antichità gli uomini erano di tre sessi,maschile,femminile e androgino.
Questi esseri viventi convivevano insieme e presentavano questi caratteri,avevano quattro braccia e gambe e avevano due organi riproduttori.
Erano talmente potenti che vollero,per gloria,scalare il cielo per giungere sino agli Dei.
Zeus,temendo la loro potenza,li divise,dall'androgino nacquero maschi e femmine che vagano alla ricerca dell'anima gemella con l'amore eterosessuale,mentre i maschi e le femmine derivati da altri maschi e femmine vagano alla ricerca dell'amore omosessuale.
Agatone fu il quinto ad intervenire e definisce inizialmente Amore per le sue qualità estetiche:Amore è il più bello e beato tra gli Dei,il più gentile e sapiente,con la sua nascita ha generato amore e discordia e ha trasmesso queste sue virtù a tutti.
E' inoltre il più felice degli Dei poiché conserva la virtù della temperanza.
Il sesto a parlare è Socrate che si differenzia subito dagli altri commensali poiché non sostiene i loro discorsi.
Socrate riformula i suoi pensieri su un piano ontologico,Amore non può essere definito con caratteristiche precise ma è necessario domandarsi innanzitutto cosa sia Amore e quale sia la sua vera essenza.
Socrate riporta un discorso di Diotima di Mantinea.
Per lei Eros fu procreato da Penia e Poros,ovvero abbondanza e povertà,durante una festa,hanno generato quindi un individuo che custodisce in sé qualità positive ma anche negative,bellezza e non,bontà e cattiveria,mortalità e immortalità.
Il vero Eros è custodito nell'amante,non in colui che è amato,come pensava lo stesso Socrate,poiché chi ama è completo,trova nell'anima gemella la felicità con cui unirsi e poter ambire a qualità diverse da coloro che aspirano a riprodursi attraverso il corpo.
Eros è il continuo desiderio di possedere ciò che non si ha,ovvero la brama del Bene e dell'immortalità.
Per gli esseri umani l'immortalità si ottiene procreando e generando nuove stirpi,ma la verità sta nell'idea del bello in sé,come forma in cui partecipano tutte le altre cose belle.
Poi segue un itinerario iniziatico dei vari modi per intendere l'Eros:
-la prima fase è l'amore per il corpo
-le realtà sensibili partecipano all'unica idea di bellezza assoluta,ovvero un individuo percepisce che la bellezza racchiusa in un corpo è uguale in tutti gli altri corpi.
-la bellezza dell'anima è superiore a quella del corpo,questo ideale viene trovato anche nelle leggi e nelle istituzioni.
-come ultimo passaggio vi è il distacco tra realtà terrene e sensibili e il bello viene visto come bello in sé,non nasce e non muore e vi partecipano tutte le cose belle.
Per ultimo interviene Alcibiade,che arriva al termine del banchetto,dopo aver bevuto troppo.
Egli decide di tessere le lodi dell'amore in Socrate,paragonandolo ad un essere ibrido,un sileno,cioè una statuetta che vuota che può contenere delle immagini di divinità.
Alcibiade definisce Socrate un incantatore poiché con i suoi saggi discorsi riesce ad ammaliare qualsiasi ascoltatore;lo definisce anche arrogante poiché non si è mai lasciato sedurre da lui ma ha non è mai ceduto in tentazione.
Lo definisce inoltre abile guerriero audace e esprime tutto il suo interesse ad essere sedotto da lui per poter conoscere ed usufruire della sua somma sapienza.
Alla fine fa irruzione una folla di ubriachi che interrompono il banchetto,molti commensali se ne vanno e rimangono solamente Agatone,Aristofane e Socrate che continuano i loro discorsi.
Agatone e Aristofane si addormentano mentre Socrate solo la sera torna a casa a riposare.
Platone in questo dialogo esprime tutto il suo pensiero sull'Eros,soprattutto attraverso Socrate,suo discepolo,riesce ad esprimere le sue varie considerazioni.
Anche per lui Amore nasce da Penia e Poros che hanno generato un individuo di molteplici principi,esso può aspirare alla continua ricerca della verità assoluta(abbondanza) o all'ignoranza perpetua(povertà).
Questo gli provoca un continuo tormento poiché lo divide in due.
L'uomo si trova quindi schiavo di una natura molteplice,a metà tra il mondo sensibile,che lo avvicina alla morte e al non essere e il mondo dell'Iperuranio,dove è custodita la vera natura dell'essere e dell'immortalità.
"L'Amore è il desiderio di possedere il Bene per sempre."
giovedì 16 dicembre 2010
Diatonico...come le scale di casa!
6.54...
Questa notte ho stranamente deciso di non chiudere occhio.
In casa ancora tutto dorme...qui in soggiorno la luce soffusa della cappa illumina ciò dev'esser illuminato. Alla tv, su sky, la mia amata "Radio SwissJazz" che come di consueto mi accompagna durante le notti difficili da iniziare...questa non è proprio nemmeno partita!
Schiena ben salda alla spalliera, aria da nonno rassegnato all'andropausa con il copertone rivoltato sulle gambe sino appena sopra il cinto e pc...
Sento dentro una strana eccitazione, quasi euforia...scommetto che se al momento passassi sotto le mani di un bravo analista sarei la sua migliore cavia per gli esperimenti sull'umore!
Parlavo di eccitazione, ebbene si...sto programmando tutto alla perfezione. Ogni attimo che passo a pensare è un piano perfetto in più da mettere in coda per quel giorno: 27dicembre.
Potrebbe essere quasi tutto pronto (quasi, dal momento che le idee sono di gran lunga il passo più grande prima del "FARE"). Tutto studiato nei particolari! Sarà per lei la prima volta di una cosa simile? Sorriderà? Le tremeranno le labbra o addirittura le mani?! Cos'è che le passerà in merito a me per la testa?
Ahh, cosa darei in quel momento per poter avere tutto perfettamente sotto controllo, estremamente sincronizzato ad ogni mio gesto, ad ogni sua scoperta, ad ogni avvenimento assolutamente inaspettato per lei!!
Tra pochissime ore metterò su qualcosa di abbastanza pesante da farmi resistere al freddo glaciale che, stranamente come non mai, invade durante questi giorni l'aria natalizia della palermo 2010 e dritto in cerca di idee per la parte assolutamente centrale del suo compleanno, quello che sarà di fatto il regalo...
Sebbene abbia già scartato un paio di idee secondo la mia personalità forse troppo scontate, troppo prevedibili, non ho la minima idea di quale possa essere l'oggetto su cui ricadrà la mia scelta...
Questa situazione mi lascia addosso una cascata di preoccupazioni...gradirà davvero? Spero soltanto di riuscirla a stupire, secondo dopo secondo, fare tutto quello che non avrebbe mai pensato potessi pianificare.
Credo di non vivere sensazioni simili da sempre...non sono minimamente paragonabili a storie vissute in passato, di nessun calibro e valenza!
Ogni storia ha dei particolari a sè e questo pare anche abbastanza chiaro...inevitabile non esser presi, se giudicata importante, da una storia nuova, vissuta soprattutto durante i primi periodi! Sto bene, nonostante spesso mi sia fatto anche troppe domande rivelatesi assolutamente inutili...
...ma credo ci sia come attenuante una storia troppo travagliata, da parte mia, a priori dell'attuale...lasciate che questo giustifichi tutte le segate mentali pazzesche che anche senza motivo il mio cervello ha deciso di spararsi in strani momenti di sclero!
Credo di avere delle occhiaie da savana...le sento talmente tanto addosso da pensare che si siano materializzate e si stiano ribellando al mio fancazzismo notturno!
Intanto il tempo continua a sembrare sempre troppo lento! Fremo letteralmente...
Non vedo l'ora di dedicare la mia intera giornata alla ricerca del suo regalo. Mi aspetto di trovare idee addirittura alla vista di qualcosa che non abbia assolutamente nulla a che fare con il "risultato finale". Credo infondo di non aver mai avuto problemi con i lavori di fantasia, mi chiedo quale possa essere a questo punto l'effetto di una canna sul mio sistema nervoso!
Radio swissJazz trasmette, su un sottofondo di trombe e contrabasso jazz estremamente vintage e pacato, la voce di una donna che a primo acchitto descriverei nella mia mente come bellissima.
Capelli neri appena sotto le orecchie e frangia, rigorosamente non di parte dal momento che la mia lei la porta e ne è seguace accanita!
Mi chiedo sempre perche non mettano sotto i titoli dei pezzi trasmessi, un gran peccato!
...adesso passa qualcuno che sembra cavarsela con la chitarra gipsy!
Stanotte ho scritto un sms a nazarena e scommetto che dal momento che non risponde ancora, starà ancora ridendo dalle 5.30 circa dal momento che era una mia solitissima cazzonata notturna per tirarle sù il morale!
"Aidi" invece credo sia già sulla via dell'uscio...
Non usiamo scriverci molto al mattino, molto spesso ci ritroviamo impegnati in quelli che sono i nostri "doveri" da diversi "tandagliati". Anche per una questione di libertà, cosa che ho sperimentato soltanto con lei e che credo rimpiangerei se tornassi indietro alle mie vecchie ed insane abitudini.
Si tende molto a desiderarsi, o almeno io percepisco la situazione in questo modo piuttosto che ritrovarsi ingarbugliati in discussioni tirate a lungo da un falso e poco sentito dovere..si arriverebbe troppo presto a sentirtsi forse un po appiccicati e dentro un'eterna routine!
Come di regola e d'abitudine nei confronti di quello che era il mio vecchio caro blog ormai bello che sostituito, mi ritrovo da un momento all'altro a volermi impovvisamente staccare da quella che è la mia improvvisa propensione alla scrittura, continuerei solo a buttare "armadi vuoti"...
Non passerà molto tempo, lo so...
Infondo questo è il risultato del mio star bene!
Questa notte ho stranamente deciso di non chiudere occhio.
In casa ancora tutto dorme...qui in soggiorno la luce soffusa della cappa illumina ciò dev'esser illuminato. Alla tv, su sky, la mia amata "Radio SwissJazz" che come di consueto mi accompagna durante le notti difficili da iniziare...questa non è proprio nemmeno partita!
Schiena ben salda alla spalliera, aria da nonno rassegnato all'andropausa con il copertone rivoltato sulle gambe sino appena sopra il cinto e pc...
Sento dentro una strana eccitazione, quasi euforia...scommetto che se al momento passassi sotto le mani di un bravo analista sarei la sua migliore cavia per gli esperimenti sull'umore!
Parlavo di eccitazione, ebbene si...sto programmando tutto alla perfezione. Ogni attimo che passo a pensare è un piano perfetto in più da mettere in coda per quel giorno: 27dicembre.
Potrebbe essere quasi tutto pronto (quasi, dal momento che le idee sono di gran lunga il passo più grande prima del "FARE"). Tutto studiato nei particolari! Sarà per lei la prima volta di una cosa simile? Sorriderà? Le tremeranno le labbra o addirittura le mani?! Cos'è che le passerà in merito a me per la testa?
Ahh, cosa darei in quel momento per poter avere tutto perfettamente sotto controllo, estremamente sincronizzato ad ogni mio gesto, ad ogni sua scoperta, ad ogni avvenimento assolutamente inaspettato per lei!!
Tra pochissime ore metterò su qualcosa di abbastanza pesante da farmi resistere al freddo glaciale che, stranamente come non mai, invade durante questi giorni l'aria natalizia della palermo 2010 e dritto in cerca di idee per la parte assolutamente centrale del suo compleanno, quello che sarà di fatto il regalo...
Sebbene abbia già scartato un paio di idee secondo la mia personalità forse troppo scontate, troppo prevedibili, non ho la minima idea di quale possa essere l'oggetto su cui ricadrà la mia scelta...
Questa situazione mi lascia addosso una cascata di preoccupazioni...gradirà davvero? Spero soltanto di riuscirla a stupire, secondo dopo secondo, fare tutto quello che non avrebbe mai pensato potessi pianificare.
Credo di non vivere sensazioni simili da sempre...non sono minimamente paragonabili a storie vissute in passato, di nessun calibro e valenza!
Ogni storia ha dei particolari a sè e questo pare anche abbastanza chiaro...inevitabile non esser presi, se giudicata importante, da una storia nuova, vissuta soprattutto durante i primi periodi! Sto bene, nonostante spesso mi sia fatto anche troppe domande rivelatesi assolutamente inutili...
...ma credo ci sia come attenuante una storia troppo travagliata, da parte mia, a priori dell'attuale...lasciate che questo giustifichi tutte le segate mentali pazzesche che anche senza motivo il mio cervello ha deciso di spararsi in strani momenti di sclero!
Credo di avere delle occhiaie da savana...le sento talmente tanto addosso da pensare che si siano materializzate e si stiano ribellando al mio fancazzismo notturno!
Intanto il tempo continua a sembrare sempre troppo lento! Fremo letteralmente...
Non vedo l'ora di dedicare la mia intera giornata alla ricerca del suo regalo. Mi aspetto di trovare idee addirittura alla vista di qualcosa che non abbia assolutamente nulla a che fare con il "risultato finale". Credo infondo di non aver mai avuto problemi con i lavori di fantasia, mi chiedo quale possa essere a questo punto l'effetto di una canna sul mio sistema nervoso!
Radio swissJazz trasmette, su un sottofondo di trombe e contrabasso jazz estremamente vintage e pacato, la voce di una donna che a primo acchitto descriverei nella mia mente come bellissima.
Capelli neri appena sotto le orecchie e frangia, rigorosamente non di parte dal momento che la mia lei la porta e ne è seguace accanita!
Mi chiedo sempre perche non mettano sotto i titoli dei pezzi trasmessi, un gran peccato!
...adesso passa qualcuno che sembra cavarsela con la chitarra gipsy!
Stanotte ho scritto un sms a nazarena e scommetto che dal momento che non risponde ancora, starà ancora ridendo dalle 5.30 circa dal momento che era una mia solitissima cazzonata notturna per tirarle sù il morale!
"Aidi" invece credo sia già sulla via dell'uscio...
Non usiamo scriverci molto al mattino, molto spesso ci ritroviamo impegnati in quelli che sono i nostri "doveri" da diversi "tandagliati". Anche per una questione di libertà, cosa che ho sperimentato soltanto con lei e che credo rimpiangerei se tornassi indietro alle mie vecchie ed insane abitudini.
Si tende molto a desiderarsi, o almeno io percepisco la situazione in questo modo piuttosto che ritrovarsi ingarbugliati in discussioni tirate a lungo da un falso e poco sentito dovere..si arriverebbe troppo presto a sentirtsi forse un po appiccicati e dentro un'eterna routine!
Come di regola e d'abitudine nei confronti di quello che era il mio vecchio caro blog ormai bello che sostituito, mi ritrovo da un momento all'altro a volermi impovvisamente staccare da quella che è la mia improvvisa propensione alla scrittura, continuerei solo a buttare "armadi vuoti"...
Non passerà molto tempo, lo so...
Infondo questo è il risultato del mio star bene!
Due volte al giorno, lontano dai pasti...
Qualcuno scriveva per i versi di una canzone…
Chi può mai veramente saperlo se per sgomento, forza d’amore o per fame…
Spesso capace di descrivere attimi della vita comune, una realtà collettiva esonerata dal “Personale”, resa a tutti coloro i quali sentono di appartenervi, liberamente.
Chi può mai veramente saperlo se per sgomento, forza d’amore o per fame…
Spesso capace di descrivere attimi della vita comune, una realtà collettiva esonerata dal “Personale”, resa a tutti coloro i quali sentono di appartenervi, liberamente.
<Che coss’è l’amor> “jazza” Capossela chiedendolo al vento…
Ho sempre creduto nell’impossibilità di dare una pura definizione di questa [COSA "?!" ], ammesso che tale possa definirsi, forse già troppo materiale…
Chiederlo al vento è forse la soluzione più esaustiva?
Ricordo d’esser passato da un paio di definizioni, ipotesi autonomamente elaborate credendomi l’ultimo, fattibile e reale rivelatore dell’ “amor”, paladino inguaiato preso da forti momenti rosa!
Ultimamente, solo ultimamente rimango fermo a pensare quanto tempo scegliamo di spendere nella ricerca di definizioni, introspezioni simil “Colonscopie” dei nostri visceri a caccia di razionali parole da incollare a seguito delle nostre pulsazioni…
…e se lo vivessimo e basta?!
Perche dare a tutto del razionale?!…Io lo sento già, addosso, dappertutto!
Ho sempre creduto nell’impossibilità di dare una pura definizione di questa [COSA "?!" ], ammesso che tale possa definirsi, forse già troppo materiale…
Chiederlo al vento è forse la soluzione più esaustiva?
Ricordo d’esser passato da un paio di definizioni, ipotesi autonomamente elaborate credendomi l’ultimo, fattibile e reale rivelatore dell’ “amor”, paladino inguaiato preso da forti momenti rosa!
Ultimamente, solo ultimamente rimango fermo a pensare quanto tempo scegliamo di spendere nella ricerca di definizioni, introspezioni simil “Colonscopie” dei nostri visceri a caccia di razionali parole da incollare a seguito delle nostre pulsazioni…
…e se lo vivessimo e basta?!
Perche dare a tutto del razionale?!…Io lo sento già, addosso, dappertutto!
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